I fratelli Plutino e i grecanici nel Risorgimento

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PREMESSA
In un convegno tenutosi a Bova (Vùa o Chòra per i calabrogreci)1 nel 1993 e organizzato dalla Amministrazione Comunale allora in carica, sul tema “La partecipazione dei grecanici2 al Risorgimento italiano”, si venne delineando attraverso gli interventi dei vari oratori3, la convinzione provata che i grecanici, in massima parte quelli di Bova, Melito, Bagaladi, San Lorenzo, Roccaforte, Casalnuovo d’Africo, Condofuri, ecc., avessero partecipato ai moti risorgimentali in maniera attiva con uomini, armi e idee. Rimaneva in piedi l’ipotesi, tutta da dimostrare, se essi vi avessero partecipato come appartenenti alla comunità grecanica, e se avessero avuto coscienza di questa loroidentità e “diversità” culturale ed etnica. Ciò in considerazione pure del fatto che per i tempi in cui i fatti si I fratelli Plutino e i grecanici nel Risorgimento erano svolti, è facilmente dimostrabile che la comunità grecanica facesse uso, solo e soltanto, della lingua greca ed avesse la piena coscienza della sua appartenenza a questa
comunità4.
Non sono soltanto queste però le ragioni di questa tesi. Ritengo che possa anche essere dimostrato che vi fu consapevolezza e coscienza etnica anche nei piccoli paesi
grecanici nel partecipare ai moti del Risorgimento italiano.
In un precedente convegno sulla storia dei Greci di Calabria5 il prof. Aurelio Rigoli aveva affermato che <<la storia è l’insieme integrato di oralità e scritto, è la
consapevolezza che la storia è l’insieme di “alto” e di “basso”, di “destro” e di “sinistro”, cioè è la storia totale.
Ma molti dicono: è impossibile che si pervenga ad una I fratelli Plutino e i grecanici nel Risorgimento storia totale. Guai però allo studioso che non si pone il dovere essere come suo modo di comportamento. Non ci arriverà certamente alla storia totale, ma deve almeno proporselo! Mi pare che questo contesto debba essere
segnato negli annali degli antesignani, perché questo contesto ha un materiale umano, ha una possibilità di porsi non come momento di rivendicazione dei propri diritti, ma
come momento di rivendicazione dei diritti, cioè come momento quasi metodologico, ha la possibilità di dire agli altri: ecco qual’è la strada che ciascuno di noi dovrebbe
seguire per essere veramente degno esponente di una collettività con la quale si identifica. Noi dobbiamo assolutamente convincerci che la storia che abbiamo subìto
non è la storia che abbiamo vissuto; dobbiamo convincerci che c’è una storia ufficiale che è vita, quella della quale purtroppo la scuola ha dovuto spesso farsi mediatrice. La
I fratelli Plutino e i grecanici nel Risorgimento scuola in Italia è stata selettiva perché è la cultura italiana che è stata selettiva; perché è la cultura italiana che mi ha detto che sono importanti i Bronzi di Riace e invece tante altre cose sono marginali6; perché è la cultura italiana che mi ha detto che io debba occuparmi di una cultura alla quale devo dare l’aggettivo di minoritaria e di minoranza”7.