Οι Έλληνες της Ιταλίας στην περίοδο του Ελληνοϊταλικού πολέμου

24grammata.com/ απόδημος ελληνισμός/ ιστορία

Η άγνωστη ιστορία μας

γράφει ο Γιάννης Κορίνθιος /Jannis Korinthios (Università della Calabria)

Guerra italo-greca e diaspora greca d’Italia. Il caso di Napoli.

Εισαγωγή (από 24grammata.com)

Είναι “πληγή από φρικτό μαχαίρι” να ζεις μακριά από την πατρίδα. Αλλά είναι “αλάτι στην πληγή σου” να ζεις σε χώρα που κηρύσσει τον πόλεμο εναντίον της πατρίδας της καρδιάς σου. Να κοιτάς στα μάτια τους μέχρι χθες φίλους σου και να βλέπεις το κενό. Να νιώθεις απόβλητος στον τόπο που ζεις από δεκαετίες και να μην ξέρεις αν θα πρέπει να κλάψεις ή να χαρείς στην νίκη ή την ήττα. Ποιον να κλάψεις, άλλωστε, πρώτον;
Με αυτούς τους βουβούς ήρωες του Ελληνισμού, τους Έλληνες που ζούσαν στην Ιταλία τα τελευταία 500 χρόνια, ασχολείται εδώ και χρόνια ο καθηγητής στο πανεπιστήμιο της Καλαβρίας Γιάννης Κορίνθιος (Jannis Korinthios). Στο υπό δημοσίευση βιβλίο του κάνει ιδιαίτερη μνεία για την τύχη του Ελληνισμού της Νάπολης στην περίοδο του Ελληνοϊταλικού πολέμου (1940-1947, τότε έληξε η πολεμική επιστράτευση για τους Έλληνες της Ιταλίας).
Σκύβει με αγάπη και στοργή στις καταβολάδες της φυλής μας που επί αιώνες κατοικούν στη γειτονική Ιταλία και που η κοντόφθαλμη ακαδημαϊκή μας ιστορία έχει ξεχάσει συστηματικά.
Αναφέρει για την κατάσχεση των περιουσιών των Ελλήνων της Ιταλίας, όχι μόνο επί Ιταλικού εδάφους, αλλά και των Ελλήνων στις κατακτημένες από τους Ιταλούς περιοχές της Αφρικής καθώς και στα Δωδεκάνησα. Την προστασία των Ελλήνων της Ιταλίας  είχε αναλάβει η Ελβετική πρεσβεία.
Αναφέρει, ακόμα, και τις πολεμικές αποζημιώσεις: Το 1947 η Ιταλική κυβέρνηση υποχρεώθηκε να αποζημιώσει με 29 εκατ. Ιταλικές λίρες τα  ελληνικά φυσικά και νομικά πρόσωπα που ζούσαν στην Ιταλία.
Το έργο του υπό έκδοση βιβλίου του Γιάννη Κορίνθιου φέρει τον τίτλο :
La confraternita dei nazionali greci.
Storia della diaspora ellenica a Napoli
negli ultimi cinquecento anni.

Και στα Ελληνικά:
Το Αδερφάτο των Ελλήνων.
Ιστορία της ελληνικής διασποράς στη Νάπολη
τα τελευταία πεντακόσια χρόνια.

Το παρακάτω απόσπασμα είναι προδημοσίευση, στην ιταλική γλώσσα, ενός τμήματος των 1500 σελίδων του έργου. Ο καθ. Γιάννης Κορίνθιος το εμπιστεύτηκε, αποκλειστικά, στα 24grammata.com με την ελπίδα να μνημονεύσουμε ανάμεσα στους ήρωες του 1940 και ονόματα όπως: Βενέδικτος Κατσανεβάκης, Διονύσιος Τυπάλδος, Αδαμάντιος Τομάζος, Κοντοκαλάκης Γιώργος, Φωκάς Σοφοκλής, Λουκάς Γιώργος, Παπάς Δημοσθένης και πολλούς – πολλούς άλλους. Ήταν παιδιά του ελληνισμού της Νάπολης και πήραν μέρος και αυτοί, με το δικό τους τρόπο, στον ηρωικό πόλεμο του 1940 (Σ. Αθηναίος)

Γιάννης Κορίνθιος / Jannis Korinthios (Università della Calabria)

Guerra italo-greca e diaspora greca d’Italia. Il caso di Napoli.

Dopo l’attacco italiano contro la Grecia, il 28 ottobre 1940, gli interessi ellenici in Italia furono affidati all’ambasciata di Svizzera. Lo scoppio della guerra e la nuova situazione internazionale rendevano impossibile la libera e autonoma amministrazione dei sodalizi della diaspora storica. La Prefettura di Napoli assegnò subito la gestione ‘straordinaria’ del sodalizio di Napoli all’Ufficio Beni Nemici, diretto dal cavalier Caracciolo.
Bisogna subito notare che Il regolamento per il trattamento dei beni nemici esistenti nel territorio dello Stato italiano riguardava anche i beni nemici in Africa italiana e nei possedimenti dell’Egeo.
Il 9 aprile 1941 viene firmato il decreto n° 2065 del Prefetto di Napoli che sottoponeva la Chiesa e Confraternita dei S.S. Pietro e Paolo dei Nazionali Greci al sequestro dei suoi beni mobiliari ed immobiliari, «con esclusione dei soli locali e mobilio destinati ad esercizio del culto ead alloggio del pastore e del custode della chiesa, nonché della cappella sepolcrale sul cimitero di Poggioreale in Napoli», affidandone l’amministrazione ad un Commissario Prefettizio. Il decreto prefettizio n°2065 del 9 aprile 1941, mediante il quale, in applicazione delle norme della legge di guerra, venivano assoggettati a sequestro i beni della Chiesa ed Arciconfraternita dei SS.Pietro e Paolodei Nazionali Greci, escludeva pertanto dal sequestro i locali ed il mobilio destinati all’esercizio del culto ed alloggio del pastore e del custode della chiesa. Tuttavia lo stesso decreto del 9 aprile 1941 causava la cessazione del culto greco-orientale a Napoli, per la prima volta dopo tanti secoli; infatti, per conseguenza del decreto tanto i governatori, quanto i confratelli e il parroco furono espulsi e confinati.
Il decreto di sequestro venne emesso dal Prefetto in conseguenza del regio decreto 8 luglio 1938 n.1415 (“legge di guerra”), del regio decreto 10 giugno 1940 n.566 e del comunicato della presidenza del Consiglio dei ministri pubblicato in G.U. n.268 del 16 novembre 1940 che considerava stato nemico la Grecia a decorrere dal 28 ottobre 1940. La stessa “legge di guerra” prevedeva per far fronte alle spese di gestione (e ai compensi spettanti ai sequestratari), altrimenti non realizzabili, la vendita totale o parziale dei beni nemici sottoposti a sequestro, facendo prima la notifica al proprietario dei beni o, nel caso in cui non si rendesse possibile interpellare il proprietario, la rappresentanza straniera alla cui tutela erano affidati gli interessi dei sudditi nemici. Il commissario prefettizio doveva gestire i beni dei greci sotto
sequestro secondo la legge del 19 dicembre 1940 che fissava le «nuove norme riguardanti per l’attuale conflitto il trattamento dei beni nemici ed i rapporti economici con le persone di nazionalità nemica»; la nuova legge, pubblicata alla G.U. del Regno il 25 febbraio 1941, faceva riferimento anche ad alcune disposizioni della legge di guerra n.1415, approvata con regio decreto del 8 luglio 1938. Il Consolato svizzero di Napoli seguiva gli interessi dell’antico sodalizio greco e le vicende relative alla nuova situazione giuridica dei sodalizi esteri dichiarati ‘nemici’.
Il 18 aprile 1941, il commissario prefettizio Francesco Chioccola, Direttore dell’Ufficio Culti della Prefettura, appena nominato sequestratario dei beni del sodalizio greco con il decreto del 9 aprile
1941, sollecitava per iscritto Demostene Papas e Raffaele Soria a «favorire nella sede della Confraternita…il giorno 21 corrente alle ore 10 per la consegna dei beni e di quant’altro si appartiene al predetto Ente sottoposto a sequestro».
Il sequestratario Chioccola si recava il 23 aprile 1941 nella sede della chiesa e confraternita dei greci, «a via generale Tellini n.16, già Vico dei Greci», dove non ha rinvenuto alcun confratello o impiegato; la portinaia dell’edificio al n.17, di proprietà del sodalizio, diede comunque a Chioccola la chiave dell’ufficio di amministrazione al primo piano del n.16 e così Chioccola in assenza di altri si è preso possesso della sede di
amministrazione, dando inizio alle operazioni di sequestro; tra le cose sequestrate un quadro con il ritratto di Umberto di Savoia e due quadri con il ritratto di Giorgio I di Grecia, una cassaforte Wertein-Vian chiusa a
chiave, per cui non riuscì a vedere il contenuto, alcuni volumi contenenti giornali greci, un libretto di conto corrente del Banco di Napoli, n.10733. Il giorno seguente, 24 aprile 1941, Chioccola incontrava Raffaele Soria, esattore delle rendite dei beni immobiliari della chiesa e confraternita, il quale gli presentava lo «stato dimostrativo dei beni immobiliari di cui aveva l’esazione», dal quale risultavano i nominativi degli inquilini ed inoltre gli esibiva i contratti di fitto per l’anno locativo1940/1941. Soria comunicava a Chioccola che oltre agli immobili, il sodalizio sotto sequestro possedeva titoli di rendita, ovvero tre certificati di rendita italiana a 3,50% depositati al Banco di Napoli, ventisei Buoni del Regio Tesoro Italiano novennali al 4% scadenza 1943 e depositati presso il Banco di Napoli, due Buoni novennali del Tesoro Italiano al 4% scadenza 1943 (seconda emissione) e depositati in custodia presso il Banco di Napoli, un Buono ordinario del Tesoro Italiano al 5 % depositato al Banco di Napoli, e sedici titoli del Prestito Governo Greco a 6 % acquistati nel 1928 (Stabilisation and Refugee Loan of1928) depositati presso il Banco di Napoli. Chioccola assumeva nel frattempo come segretario archivario l’avvocato Giuseppe Loiudice, per conservare gli atti della gestione di sequestro. I verbali di presa di possesso dei beni mobili, titoli e valori della Chiesa e Confraternita, caduti sotto sequestro con il citato decreto del Prefetto di Napoli, furono redatti nei giorni 23 e 24 aprile e 29maggio 1941. Un verbale suppletivo di presa di possesso dei beni
immobili della Chiesa e della Confraternita venne redatto il 30 ottobre 1941. In data 27 dicembre 1941 Chioccola depositava presso la Banca d’Italia di Napoli i titoli del Prestito Governo Greco, ai sensi della legge 19 dicembre 1940, n. 1994. Chioccola aveva inoltre l’obbligo di depositare gli oggetti d’oro e d’argento presso la Banca d’Italia. Il sequestratario Francesco Chioccola inviava, altresì, il 29 maggio 1941, all’Intendenza di Finanza i verbali di presa di possesso, datati 23, 24 e 29 aprile 1941, dei beni mobiliari e immobiliari di pertinenza della Chiesa greca con la dettagliata descrizione della consistenza immobiliare e con l’indicazione degli estremi catastali e con il conto delle riscossioni e dei pagamenti reso dal ricevitore Raffaele Soria. Il residuo attivo versato a Chioccola dal ricevitore Soria, su incarico della cessata amministrazione del sodalizio, venne subito versato al Banco di Napoli su libretto di deposito n.14823, intestato a Chioccola in qualità di “sequestratario dei beni della chiesa e confraternita dei SS. Pietro e Paolo dei Nazionali Greci”. La Chiesa rimaneva chiusa al culto fin dall’inizio delle ostilità contro la Grecia, giacchè il prete ed il personale addetto alla chiesa erano stati internati, per disposizione delle autorità competenti. Tuttavia il prete V. Katasanevakis era comunque autorizzato a celebrare, essendo comandato come sacerdote dei prigionieri di guerra. Risultavano del pari internati gli amministratori del sodalizio e parte dei confratelli di nazionalità greca. Il 21 giugno 1941, il procuratore generale del cardinale arcivescovo di Napoli chiese alla Questura di Napoli che venisse data alla Curia il possesso della chiesa e Confraternita «per farvi adempiere da propri sacerdoti gli uffici sacri, secondo il rito Romano Cattolico». Il prefetto informò l’11agosto 1941 il sequestratario della richiesta pervenutagli e gli chiese un parere sull’esposto. Il sequestratario
Chioccola inviò a tale proposito il seguente parere negativo al Prefetto
di Napoli in data 22 settembre 1941: «Premesso che con decreto Prefettizio del 9 aprile corrente anno,n.2065 furono assoggettati a sequestro i beni mobili ed immobili di pertinenza della Chiesa e Confraternita dei SS.Pietro e Paolo dei Nazionali Greci, con esclusione dei locali e mobilio destinati all’esercizio del culto ed alloggio del pastore e del custode della chiesa, nonché della cappella nel cimitero di Poggioreale di Napoli…Dallo Statuto dell’Ente,
che si alliga, nonché da altre notizie rinvenute negli atti dell’Arciconfraternita si desume che la Chiesa sotto il titolo dei SS.Pietro e Paolo dei Nazionali Greci in Napoli costituisce una Opera Pia Laicale, la
quale è governata da una Confraternita, secondo il proprio Statuto, munito di Regio Assenso e che le funzioni della Chiesa medesima vengono esercitate con rito cattolico greco Orientale. Allo stato quindi
sembra che la richiesta della Curia Arcivescovile non sia da prendersi in considerazione per l’assenza degli interessati». Il tentativo della Curia di assegnare un prete cattolico alla chiesa, durante il sequestro, venne quindi neutralizzato dallo stesso sequestratario che rifiutò tale ingerenza. Chioccola era comunque tenuto a tenere un ‘libro giornale’, vidimato in ciascun foglio dall’Intendenza di Finanza, in cui annotare le entrate e le spese inerenti alla gestione. Egli doveva poi presentare semestralmente in doppio esemplare i rendiconti, accompagnati da tutti i documenti comprovanti le riscossioni e i pagamenti, numerati e riuniti in fascicoli.
Il 30 ottobre 1941 Chioccola faceva un verbale suppletivo di presa di possesso, con la descrizione dettagliata della consistenza immobiliare del sodalizio caduto sotto sequestro, che lo inviava
all’Intendenza di Finanza di Napoli; in detto verbale suppletivo, Chioccola elencava le seguenti proprietà immobiliari:
-fabbricato in via Generale Tellini n.11 (già vico dei Greci n.11), composto di cinque piani fuori terra e sotterraneo, nonché di terranei al n.9 e 10 allo stesso vico dei Greci e terranei n.77 e 78 in via Guantai
Nuovi (Catasto della Sezione S.Giuseppe, partita 288, mappale 1288)1;
-fabbricato in vico Generale Tellini n.17 (già vico dei Greci 17), composto di 4 piani fuori terra, con due botteghe a pianterreno ai n. 18 e 19 (Catasto Sezione S.Giuseppe, partita 288, mappale 1722)2;
-fabbricato (chiesa) in vico dei Greci n.16 (Catasto Sez.S.Giuseppe, mappale 11);
-fabbricato in vico dei Greci n.16, con tre vani sia al primo che al secondo piano, nonché terranei al vico dei Greci 14 e 15 (Catasto Sez.S.Giuseppe, partita 288, mappale 1723);
-fabbricato in via Gradelle ai Fiorentini n.1, 2, 3, 4 e 5 e vico dei
Greci 20 e 21 (Catasto Sez. S.Giuseppe, partita 288, mappale 1721)3;
-fabbricato in Gradelle ai Fiorentini n.19, composto di 4 piani fuori
terra e terraneo al n.20 (Catasto Sez.S.Giuseppe, mappale 1684)4;
-fabbricato a largo Belledonne n.6 e vico Begli Uomini e vicoletto
Mastrocarluccio, piani 5 fuori terra con basso al n.5 e 7 Largo
Belledonne e Vico Mastrocarluccio n.8 e 9 (Catasto Sez.S.Giuseppe,
partita 288, mappale 1680)5;
-fabbricato in via Ponte di Tappia n.62, composto di 5 piani e
bottega al n.63 (Catasto Sez. S.Giuseppe, mappale n.1826);
-fabbricato a via Pallonetto S.Lucia n.83, composto di 4 piani
fuori terra con terranei ai n.82 e 84 e vicoletto S.Lucia n.1, 2 e 3
(grotta) (Catasto Sez.S.Ferdinando, partita 447);
-botteghe al largo Montecalvario n.10, 11, 12, 17, 18 e 19
(Catasto Sez. Montecalvario, partita 378).
Il 24 novembre 1941, Chioccola comunicava all’Intendenza di
Finanza che sugli stabili del sodalizio gravavano diversi canoni dovuti a
legati, censi e quandocumque, per cui l’amministrazione versava
annualmente delle somme ai seguenti creditori:
– Nicoletta Carlino, vedova De Santis;
– Regio Orfanotrofio Militare di Napoli;
– Eredi Bernardini Marrese;
– Regio Monte S.Giuseppe dei Nudi;
– Pio Monte della Misericordia;
– Conservatorio Musica di Napoli;
– Regia Casa Incurabili;
– Regio Stabilimento Annunziata.
Durante la gestione del sequestro, Chioccola aveva sospeso del tutto l’erogazione dei sussidi di beneficenza a confratelli, vedove e poveri. In data 3 febbraio 1942 il sequestratario Chioccola scriveva alPrefetto di Napoli che il Genio Civile con lettera del 30gennaio 1942 gli aveva comunicato che erano in corso di totale demolizione senza alcuna probabilità di ricostruzione vari stabili sottoposti a sequestro, compresa la Chiesa, locali annessi e la casa canonica; e poiché la Chiesa con mobilio destinato all’esercizio del culto nonché la casa del custode e la casa canonica non erano compresi nel sequestro con il decreto del 9 aprile 1941, e siccome sin dall’inizio delle ostilità con la Grecia, la chiesa era chiusa al culto, perché il parroco e il personale si trovavano internati per disposizione delle autorità, come anche alcuni amministratori e confratelli di nazionalità greca, Chioccola ricordava che la Chiesa e Confraternita si trovavano allo stato prive dei legittimi rappresentanti che potevano tutelare gli interessi della chiesa e del sodalizio presso le competenti autorità per i danni di guerra; per questi motivi, Chioccola pregava il prefetto di estendere il sequestro anche alla chiesa e confraternita, affidandogli l’amministrazione temporanea, data
l’impossibilità per l’Ente di avere una propria rappresentanza. Il 28 febbraio 1942 il Prefetto di Napoli, Albini, con il decreto n. 4560, estendeva il sequestro anche «ai locali ed al mobilio destinati
all’esercizio del culto ed alloggio al pastore ed al custode», nominando sequestratario lo stesso Chioccola. Il 16 marzo Chioccola prendeva possesso della chiesa, dell’abitazione del parroco, dell’abitazione del custode e dei locali dell’amministrazione; con i verbali successivi del 20, 24 e 27 marzo Chioccola descriveva e valutava i beni mobili, oggetti di metallo, suppellettili ed altro di pertinenza della Chiesa. Con l’ultimo verbale del 6aprile ha proceduto alla presa di possesso della Cappella Sepolcrale sita nel Cimitero di Poggioreale ed all’annesso giardinetto. Il 16, 20, 24, 27 marzo e 6 aprile 1942 Chioccola provvedeva alla stesura dell’inventario delle cose esistenti nei locali di culto posti sotto sequesto; tra le cose inventariate in chiesa notiamo un «evangelo stampato a Venezia 1865, ricoperto con lamine di argento rilevato rappresentante la resurrezione e contenuto in scatoli du legno», un altro «evangelo 1769 in Venezia legato con solida copertina e maniato con croce e resurrezione con n. 8 angoli d’argento»; Chioccola trovò inoltre in un grande armadio della chiesa dodici volumi «della storia della chiesa greca in Napoli», undici volumi «musici in greco stampati Venezia 1740», vangelo stampato nel 1586, molti libri liturgici, tra cui un ‘mensile’ di febbraio edito 1551, un ‘mensile’ di aprile edito 1587, un ‘mensile’ di maggio senza data di edizione, un libro sacro di antica data, un libro ‘Triodio’ stampato a Venezia nel 1793 ed un altro simile del 1748, un libro della Pentecoste stampato a Venezia il 1769 ed un altro simile del 1725, un libro ‘Paraclitico’ del 1760 stampato a Venezia, un vangelo manoscritto di 316 pagine, un ‘Eucologio’ edito 1736, dodici volumi ‘mensili’ editi a Venezia nel 1769, un volume ‘mensile’ edito ad Atene nel 1905, in libro ‘Paraclitico’ edito ad Atene nel 1900, un libro ‘Triodio’ edito ad Atene nel 1901, un libro ‘Pentecostario’ edito ad Atene nel 1902, un libro ‘Orologio il Grande’ edito a Venezia nel 1815.
Il sequestratario chiedeva inoltre alla Commissione Centrale dei Danni di Guerra del Ministero delle Finanze il risarcimento dei danni subiti dai fabbricati della Confraternita a causa delle incursioni aeree. La Commissione stessa con decisione del 23 marzo 1942 respingeva la domanda avanzata, essendo i fabbricati danneggiati di proprietà di un
ente di nazionalità estera (la legge del 26 ottobre 1940, esplicitamente dichiarava che il risarcimento di danni di guerra era limitato ai soli cittadini ed enti italiani).
L’8 agosto 1942, Chioccola scriveva al Genio Civile di disporre con urgenza i lavori per la conservazione del patrimonio della Chiesa e per la sistemazione della chiesa stessa, facendo presente che nella  Chiesa, già deteriorata dall’incursione aerea e dai danni occasionati dalla demolizione dei fabbricati circostanti, si trovavano «affreschi di valore inestimabile e di pregio, opere d’arte di rinomati pittori classici, ch richiedevano ogni cura e diligenzaper la loro conservazione»; dato anche che le piogge danneggiavano l’interno della chiesa e gli affreschi, Chioccola sollecitava soprattutto la messa in opera di tutti i vetri ai finestroni ed alle lustriere della Chiesa. Nelcontempo chiedeva la sistemazione della sede dell’amministrazione e della casa del parroco annesse alla chiesa, onde evitare maggiori spese per fitti in altrui proprietà.
Il 23 marzo 1942 per ordine del commissario Chioccola vieneeffettuata una descrizione dettagliata della Chiesa, della casa per il custode, dei locali di Amministrazione e della casa del Parroco con la relativa stima del valore degli immobili.
Durante la gestione di Chioccola, mentre per i beni mobili, ovvero per i titoli di rendita pubblica e per i Buoni del Tesoro, depositati in custodia presso il Banco di Napoli, non si è avuto alcuna diminuzione, per i beni immobili, invece, consistenti in proprietà urbane, si sono avute varie demolizioni per disposizione del Genio Civile; tutti i fabbricati di proprietà del sodalizio ai Guantai Nuovi e Vico dei Greci, a Vico Bei Fiori e largo Belledonne, a Gradelle dei Fiorentini sono stati abbattuti durante gli anni 1941 e 1942, compresi i locali annessi alla Chiesa a Vico dei Greci, cioè la scarestia, l’alloggio del custode, la sede dell’amministrazione e la casa del parroco; solo la chiesa, sebbene molto danneggiata, dietro insistenza dei confratelli, non è stata allora abbattuta.
Il sequestratario Chioccola comunque garantì una gestione accurata, diligente e regolare della Chiesa, in stretto contatto con il Prefetto di Napoli.
I beni del sodalizio si trovavano assicurati con polizza dellasocietà “La Fondiaria”. Il comando alleato chiedeva nel febbraio 1944 informazioni alle Intendenze regionali di Finanza circa eventuali vendite di mobilieffettuate durante il sequestro dei beni nemici. Chioccola con comunicazione del 13 febbraio 1944 dichiarava di non aver mai effettuato alcuna vendita di mobili. Nel luglio 1944 il comando alleato ordinava a Chioccola di cambiare l’intestazione del libretto di conto corrente del banco di Napoli da «CHIOCCOLA FRANCESCO nella qualità di sequestratario dei beni della
Chiesa e Confraternita dei SS.Pietro e Paolo dei Nazionali Greci» a «CHIOCCOLA FRANCESCO nella qualità di Amministratore dei beni della Chiesa e Confraternita dei SS.Pietro e Paolo dei Nazionali Greci» Il 18 febbraio 1945 Chioccola inviava il conto dell’amministrazione relativo al periodo dal 1 settembre al 31 dicembre 1944 alla Allied Control Commission di Napoli (via Francesco Crispi 122), pregando di determinare la sua indennità. Secondo Chioccola, tutti gli stabili sopravvissuti ai danni di guerra comunque avevano necessità di riparazioni.
La Chiesa era già stata restituita al culto ed affidata alla delegazione ellenica.Chioccola curò anche la stesura del conto dal 1 gennaio al 17
marzo 1945. Il successivo conto chiuso il 30 aprile 1945 venne compilato dall’agente del governo ellenico a Napoli, capitano Nicola Michas.
Il 13 agosto 1945, nella sede del Consolato Greco, in Piazza della Borsa n°14, il capitano Nicolas Michas e il dottor Dionisio Typaldos hanno proceduto alla chiusura della contabilità amministrativa per il periodo dal 18 marzo al 31 luglio 1945 ed alla consegna della cassa; Typaldos, dopo aver verificato l’esattezza delle somme ha ritirato sia il libretto del Banco di Napoli, emesso il 18 gennaio 1945 (n°15595), che
il denaro contante e ha rilasciato al capitano Michas relativo discarico. Il trattato di pace fra l’Italia e le Potenze Alleate vincitrici della seconda guerra mondiale veniva firmato a Parigi il 10 febbraio 1947 e le isole del Dodecaneso venivano restituite alla Grecia. Secondo art.78 del detto Trattato persone fisiche e giuridiche di cittadinanza ellenica:
– potevano chiedere al governo italiano di ristabilire i loro diritti in Italia come erano in data 10 giugno 1940, data di entrata dell’Italia in guerra;
-entro sei mesi si potevano presentare al Governo italiano domande di restituzione di beni sottratti in Grecia e trafugati con certezza in Italia e colà individuati;
-inoltre entro dodici mesi si potevano inoltrare domande di restituzione di beni, diritti e interessi, appartenenti in Italia a cittadini ellenici;
– potevano esigere indennizzi per la perdita di beni nella misura di 2/3 del valore attuale. Immediatamente veniva diramata una circolare della Regia Ambasciata Ellenica a Roma a tutti i sodalizi storici d’Italia con Οδηγίαι
διά την άσκησιν των δικαιωμάτων των παρεχομένων εις τους Έλληνας Υπηκόους διά του άρθρου 78 της Συνθήκης Ειρήνης μετά της Ιταλίας. Il Trattato annullava ogni trasferimento di beni ellenici durante la guerra ad opera dei seguestratari e la sua restituzione o indennizzo in caso di perdita. Esso infatti sanciva che «il Governo Italiano sarà responsabile della integrazione in perfetto stato dei beni restituiti al cittadino delle Nazioni Unite» e che «qualora un bene non possa essere restituito, oppure a causa della guerra il cittadino abbia subito una perdita in conseguenza dei danni causati a un bene in Italia, il Governo
Italiano indennizzerà il proprietario versandogli una somma in lire fino a concorrenza di due terzi della somma necessaria, alla data del pagamento, per permettere al beneficiario, sia di acquistare un bene equivalente, sia di compensare la perdita o il danno subito». Secondo l’art.78 del Trattato venivano considerati in data 28 ottobre 1947 detentori di diritti acquisiti sia le persone fisiche di cittadinanza ellenica, purché la cittadinanza fosse posseduta anche alla data di 3 settembre 1943, sia le persone fisiche e giuridiche le quali indipendentemente dalla loro reale cittadinanza furono considerate dalle autorità italiane elleniche durante la guerra {tra queste vengono annoverate le Comunità Elleniche di Napoli e Livorno, dei quali i beni vennero ritenuti nemici <ellenici> e sottoposti a sequestro durante la guerra}. Le domande per la restituzione e indennizzo dei beni ellenici dovevano essere inoltrate al Ministero italiano del Tesoro-Ufficio Beni Alleati e Nemici per il tramitedella Regia Legazione di Grecia di Roma. Dopo due mesi dalla firma del Trattato di Parigi si riuniva a Napoli nuovamente l’assemblea della confraternita. Questa prima riunione veniva così verbalizzata: L’anno 1940, alla fine di Ottobre, per l’inizio delle ostilità contro la Grecia e l’alontanamento della maggior parte dei membri della Confraternita da Napoli, nonchè il sequestro da parte dello Stato Italiano della Chiesa e di tutti i beni della Confraternita, amministrati dalla prefettura di Napoli, la Confraternita cessò, cosi, virtualmente ogni attività.
Colla liberazione della città da parte delle truppe Alleate il Sequestratario Prefettizio ha consegnato all’Agente Governatore Greco l’amministrazione della Confraternita. L’anno 1947, addì 16 Maggio, cessato lo stato di guerra, e tornati in sede quanti dei Confratelli sopravvivevano si riunirono i seguenti Confratelli, che ripresero l’amministrazione della Confraternita interrotta per eventi bellici:
1)Contocalaki Giorgio fu Francesco
2)Focas Giorgio di Sofocle
3)Focas Sofocle fu Giorgio
4)Caritato Cesare fu Aristide
5)Loucas Giorgio fu Cristo
6)Papas Demostene fu Evangelo
7)Tomasos Adamantios fu Stamatios ed
8)Typaldos Dionisio fu Evangelo.

Col trascorrere degli anni nuovi Confratelli vennero ammessi a norma delo Statuto della Confraternita, mentre altri cessarono di prestare la loro opera per la Confraternita, per decesso o per allontanamento dalla nostra Città. Il 4 ottobre 1947 i governatori si rivolgono al Ministro dei Lavori Pubblici del governo italiano per sollecitare l’indennizzo per due terzi della perdite immobiliari e finanziarie sofferte a seguito degli eventi bellici, sulla base del Trattato di Pace con l’Italia (firmato a Parigi il 10 febbraio 1947 e in vigore per la Grecia a partire dal 28 ottobre 1947). Secondo i calcoli dei tecnici della Confraternita i danni subiti ammontavano complessivamente a 29 milioni di lire italiane. Contemporaneamente i governatori sollecitavano il ministero degli Esteri della Grecia a intervenire presso il Governo italiano e il Ministero italiano del Tesoro (Comitato Centrale Requisizioni e Danni diGuerra Beni Stranieri) per la tutela dei diritti ellenici, secondo l’art. 78 del Trattato di Pace. I governatori avevano presentato la domanda di danni allo Stato italiano, in applicazione dell’art. 78 del trattato di pace conl’Italia, tramite il Regio Consolato Ellenico di Napoli l’8 ottobre 1948 e la Regia Legazione di Grecia in Roma (con data 15 ottobre 1948 e con data 7 novembre 1949).
1 Con or dinanza del Potestà di Napoli dell’11 luglio 1942 venne disposto ad hor as lo sfratto degli inquilini con le annesse botteghe per i dissesti statici in conseguenza
dell’incursione aer ea del 10/11 luglio 1941. Dopo l’abbandono dell’edificio, venner o
pr esi pr ovvedimenti per la completa demolizione dello stabile danneggiato.
2 Dichiarato inabitabile dal 10 luglio 1941, a seguito dell’incur sione aer ea nemica avvenuta nella notte tra il 10 luglio e l’11 luglio 1941. Poi abbattuto.
3 Dichiarato inabitabile dal 10 luglio 1941, a seguito dell’incur sione aer ea nemica avvenuta nella notte tra il 10 luglio e l’11 luglio 1941. Poi abbattuto.
4 Dichiarato inabitabile dal 10 luglio 1941, a seguito dell’incur sione aer ea nemica avvenuta nella notte tra il 10 luglio e l’11 luglio 1941. Poi abbattuto.
5 Abbatuto successivamente.

NOTA BENE: Questo contributo è un’anticipazione, tratta dal libro in corso di stampa di Janni s Korinthios dal titolo Storia dei greci di Napol i dalla caduta di Costantinopoli sino alla fine della seconda guerra mondiale. Το κείμενο αυτό είναι μια προδημοσίευση τμήματος ανέκδοτης μελέτης υπό δημοσίευση στην Ιταλία που βρίσκεται ήδη στο τυπογραφείο και θα κυκλοφορήσει τους προσεχείς μήνες με τίτλο Ιστορία των Ελλήνων της Νάπολης από την άλωση της Κωνσταντινούπολης μέχρι το τέλος του δεύτερου Παγκόσμιου Πολέμου. Απαγορεύεται οποιαδήποτε αναδημοσίευση ή αναπαραγωγή, ολική ή μερική, του περιεχομένου χωρίς γραπτή άδεια του συγγραφέα Γιάννη Κορίνθιου που έχει την αποκλειστική πνευματική ιδιοκτησία.