Come usava le immagini mentali Aristotele?

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A differenza di Platone, il massimo filosofo greco Aristotele (384-322 a.C.) concepisce psiche e corpo come un unità. Così nel trattato sull’anima egli sostiene che il pensiero non può prescindere dalle percezioni dei cinque sensi, ma anzi è proprio elaborando queste impressioni che l’intelletto attivo estrae le idee.
La facoltà immaginativa (intelletto passivo) è quindi un ponte tra la percezione e il pensiero. Per cui “la psiche non pensa mai senza immagini”; “nessuno potrebbe mai imparare o comprendere qualcosa se non avesse la facoltà della percezione; anche quando pensa speculativamente, deve avere delle immagini mentali con cui pensare”.

L’importanza data da Aristotele alle immagini ci fa capire anche i riferimenti alla memoria artificiale presenti in alcune sue opere.
Nei Topici o Topica (8 libri sulla dialettica) il filosofo greco scrive:
Perchè proprio come in una persona dotata di una memoria educata, la semplice menzione dei luoghi suscita il ricordo delle cose stesse, così anche queste abitudini renderanno un uomo più pronto nel ragionare perchè ha le sue premesse classificate dinanzi al suo occhio mentale, ciascuna sotto il suo numero (Topica, 163b 24-30).

Nel trattato sull’anima, per spiegare come usava le immagini mentali Aristotele ribadisce:

E’ possibile porre le cose davanti ai nostri occhi come fanno quelli che inventano sistemi di memoria e costruiscono immagini (Sull’anima, 427b 18-22).
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