Σύγχρονοι Ιταλοί σχολιάζουν τον ελληνοιταλικό πόλεμο του 1940 (IΙΙ)

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28 OTTOBRE 1940: INGANNO E DISONORE

αποκλειστικά στο 24grammata.com

Maria Cristina Cataldo

Nel cercare di comprendere le cause che portarono all’invasione della Grecia da parte delle truppe Italiane, ho trovato una serie di testimonianze, che non esiterei a considerare agghiaccianti. La prima, riguarda gli alti vertici militari fascisti e del Regio Esercito, i quali in un  verbale datato 15 ottobre 1940#, stabilivano le modalità dell’attacco alla Grecia.  Mussolini, Ciano, Badoglio, Soddu, Iacomoni, Roatta, Visconti Prasca ed un Tenente Colonnello che fungeva da segretario, erano intenzionati ad andarsi a prendere  il suolo Ellenico utilizzando l’inganno.
In gergo militare l’inganno in questione viene chiamato “false flag”#.  Nei libri di storia siamo abituati a trovare il “casus belli” di un conflitto, che di solito risiede in una serie di offese che provengono da entrambe le parti interessate. Il false flag è la messa in scena delle offese, per creare un  pretesto ed attaccare chi non ti ha fatto nulla.
Veniamo a sapere dal Luogotenente Generale Iacomoni, che ad Argirocastro una radio clandestina, piazzata dagli Italiani, trasmetteva notizie false sulla situazione al confine con l’Albania ed era molto ascoltata.  Iacomoni intendeva scatenare una guerra tra Albanesi e Greci, usando il pretesto della popolazione dei Ciamurioti, che era stata scacciata dal suolo greco, perdendo tutti i propri averi. Per rendere la cosa più movimentata, il Comandante delle truppe in Albania Visconti Prasca aveva predisposto un finto attacco con bombe francesi, per far credere che magari vi fosse una volontà di attaccare da parte di Inglesi e Francesi…
Gli eventi che si sono succeduti hanno sfiorato l’assurdo, dato che sia da parte greca, che albanese sembrava non esserci alcuna voglia di fare la guerra. Si era tentato di far ricadere sui Greci l’uccisione di Daut Hodgia, l’eroe della resistenza Albanese, che  probabilmente fu eliminato da due suoi connazionali. Unico appiglio fattibile potevano essere  i rapporti privilegiati di Re Giorgio II con gli Inglesi, anche se chi comandava era il filo tedesco Metaxas, il quale, aveva favorito il ritorno della monarchia nel 1935, dopo che era stata abolita il 25 marzo 1924, con la proclamazione della Repubblica.
Il trattato di “amicizia” che era stato firmato nel 1938 tra Grecia ed Italia, non fu rinnovato nel ’39 perché la Grecia voleva prendere le distanze da un paese che si era dichiarato espressamente alleato della Germania ed aveva invaso la troppo vicina Albania.  La neutralità era in realtà un modo per nascondere la corruzione delle autorità governative greche, che, secondo Ciano#, dopo l’invasione avrebbero annunciato la resa all’Italia,  previo pagamento di bustarelle! Quel fatidico 28 ottobre 1940, tredici giorni dopo la riunione dei capi, il suolo Ellenico fu invaso.
In un illuminante studio sul Governatorato di Roma durante il fascismo#,  apprendiamo che la Capitale non sapeva di essere in guerra, perché quella parola fu pronunciata solo nell’ aprile 1942. Mentre gli Italiani marciavano sull’Albania e stavano per entrare in Grecia, le riunioni capitoline erano tutte incentrate sulla creazione di opere urbanistiche e sull’allestimento di circoscrizioni, che avrebbero dato lavoro a 300 impiegati comunali per compilare tessere annonarie di ciascun abitante, riportandone il censo, lo stato di famiglia, l’indirizzo ecc. Sembra assurdo che nel 1942, in piena emergenza sfollati, i funzionari addetti alla compilazione delle tessere fossero saliti addirittura a 1100!
Nel 1942 Roma fu letteralmente invasa da “oltre 75000” Italiani che cercavano riparo nell’Urbe, a causa di una guerra che non era mai stata nominata. Le conseguenze furono ovviamente disastrose, in quanto la popolazione non era organizzata per accogliere,  razionalizzare le risorse alimentari e prepararsi psicologicamente ad affrontare tutto quel disagio! Un confronto con l’efficienza di Londra sotto i bombardamenti  sarebbe poco edificante per i Romani e per tutto il resto degli Italiani, che si sono fidati e continuano a fidarsi di chi nasconde la piaga fino al momento in cui bisogna amputare la gamba!
Forse il fatto che si sia parlato poco ed a sproposito del 28 ottobre 1940 risiede nel bisogno di non voler rivangare la malafede che ha innescato la macchina della guerra. Gli Italiani si sono macchiati di crimini come gli altri popoli, sebbene nell’immaginario collettivo si sia voluta creare la favola di un popolo bonaccione e troppo timorato di Dio e del Vaticano  per eseguire  gli ordini.  I Greci sono stati poi invasi dai Tedeschi ed hanno sperimentato un’occupazione spietata, dove  gli Italiani erano stati uno strumento per aprire la strada al vero egemone, il quale a sua volta aveva deciso di liberarsi dai suoi alleati con nuovi inganni.
L’eccidio di Cefalonia, ad esempio non ha a che vedere con uno slancio di generosità da parte degli Italiani verso la popolazione dell’isola. La Divisione Acqui, dislocata sull’isola, aveva eseguito gli ordini, occupato Cefalonia, era stata, quindi, bombardata dagli aerei tedeschi e, in virtù della Convenzione di Ginevra sui Prigionieri di Guerra, si era rifiutata di deporre le armi. La Divisione Acqui a Cefalonia, fu sterminata, perché anche ai Tedeschi non piaceva rispettare le regole.
I libri di storia dei nostri figli ci rendono partecipi del fatto che, mentre la Prima Guerra Mondiale si sia combattuta sul fronte, lontano dai luoghi abitati,   la Seconda Guerra Mondiale è stata combattuta e sofferta dalla collettività intera. Abbiamo finalmente appreso il concetto, che prima era sfocato da un un’aura di eroismo e senso della Patria.
L’invasione della Grecia sembra essere uno dei capitoli più crudi del passaggio da una concezione di guerra ad un altra. La popolazione Greca ha dimostrato di possedere una determinazione di ferro e “le reni” che Mussolini propagandava di voler “spezzare alla Grecia” sono rimaste al loro posto.
Cosa possiamo imparare dal 28 ottobre 1940?  Sicuramente che  l’odierna civiltà che chiamiamo Europea si basa sull’assenza di regole,  sulla mancanza di scrupoli e sull’occultamento delle verità.  I nostri governanti dovrebbero ricordarsene ogni qual volta andranno a commemorare i caduti, quando dovranno discutere delle nuove regole al Parlamento Europeo e quando Greci ed Italiani saranno accusati dal Cancelliere Tedesco di essere poco affidabili.  Si, lo siamo, ma da che pulpito viene la predica?