“TO AXION ESTI” DI ODYSSEAS ELYTIS E MIKIS THEODORAKIS

Gian Piero Testa

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“ TO AXION ESTI’ ” DI ODYSSEAS ELYTIS E MIKIS THEODORAKIS
– CRONACA DI DUE VITE PARALLELE E DI UN PARTO ARDUO E FELICE –
(Dove si parla anche di “Epitafios”, di “Sole il Primo”, del “Canto eroico e funebre per il Sottotenente caduto in Albania” e della “Canzone del Fratello morto”)

Sul finire dell’estate del 1960, in un caffè parigino, ritrovo degli intellettuali ateniesi, il trentacinquenne Mikis Theodorakis (Μίκης Θεοδωράκης) fu avvicinato da Odysseas Elytis (Οδυσσέας Ελύτης), un poeta che già godeva di discreta notorietà e che era destinato a ricevere quasi vent’anni dopo il secondo Nobel greco per la letteratura, dopo quello di Yorgos Seferis (Γιώργος Σεφέρης).
Il poeta, allora quasi cinquantenne, disse al musicista di avere assai apprezzato la musica di “Επιτάφιος”, (“Epitafios”, Epitaffio, o Venerdì Santo) i cui dischi da pochi mesi stavano, paradossalmente, circolando in due edizioni: una curata  da Manos Hadjidàkis (Μάνος Χατζιδάκις) , con la voce di Nana Moùskhouri (Νάνα Μούσχουρη) e l’altra curata dallo stesso compositore, con la voce di Grigòris Bithikotsis (Γρηγώρης Μπιθικώτσης).
In patria “Epitafios” aveva suscitato aspre reazioni sul terreno politico; perché quasi nulla in quei tempi sfuggiva alle forche caudine della politica. Né la destra, né il centro, né la sinistra – parliamo delle sfere dirigenti – riuscivano a digerire la nuovissima opera. Destra e moderati vedevano nell’esperimento qualcosa di pernicioso: e, forti dell’essere al potere, si davano da fare per vietarne ogni trasmissione radiofonica e per sguinzagliare poliziotti e provocatori a turbarne le esecuzioni pubbliche. Il Partito Comunista (KKE) lo considerava addirittura “sacrilego”: e, pur con lo svantaggio di trovarsi fuori legge, riusciva a organizzare pubblici dibattiti ( il primo fu presso il Circolo Grecia-Cina ) per lanciare zdanoviani anatemi e mettere in guardia i militanti. (La cosa si sarebbe ripetuta, due anni più tardi, con la rappresentazione della pièce “Το τραγούδι του νεκρού αδελφού” (“To tragoùdi tou nekroù adelfoù”, La canzone del
fratello morto): l’anatema sarebbe venuto dall’EDA, il partito di sinistra nato per surrogare il KKE illegale. Preso così a bersaglio, Theodorakis era tornato in fretta a rifugiarsi a Parigi, dove stava cercando di concludere gli studi musicali interrotti da anni e dove, soprattutto, si guadagnava faticosamente da vivere componendo musica per anonimi film londinesi, oltre che musica sinfonica per sé; mentre la moglie Mirtò aveva un impiego presso l’Istituto Curie…

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